sabato 20 marzo 2010

Lei torna a casa
ogni sera
Lui é seduto sul divano
Forse guarda la televisione
Lei si toglie le scarpe
Va in bagno. Fa
'Oggi ho avuto ancora il turno con quella stronza di Maria.
Odio le tracce di eyeliner che si dà sugli occhi
Sembra una troia'
In nome di Dio vi perdono e vi condanno
Alla televisione danno 'In Nome Di Dio'
un vecchio western di John Ford
Lei si siede
Ci prova
Ma proprio non ce la fa a seguire la storia
di tre avanzi di galera alle prese con un neonato
Allora comincia a pensare
Comincia a pensare al modo in cui a volte le cose vanno
A come tutto possa esplodere all'improvviso
e non resta altro che guardare
i disegni sulle mattonelle del pavimento
'Ti ricordi l'estate scorsa?
Tutto quel caldo, le strade deserte'
Lui la guarda. Fa
'Vorrei un paio di stivali
proprio come quelli di John Wayne'

domenica 28 febbraio 2010

Dopo venerdì, prima di domenica

Sui sabati di finto bel tempo non ho nulla da dire.
Tranne che cerco di cambiare le cose andnado a pranzo fuori,
le cose non cambiano
gli occhi restano quelli dei gufi a mezzanotte. Solo più grandi.

La differenza che corre tra vorrei e sono.
Il fastidio che tengo stretto e non regalo a nessuno.
Le frasi che vorrei pensare, quelle che vorrei scrivere e quelle che lascio alla voce.
Il cervello, il cuore.
La chiave di tutto nel tempo e nella rigenerazione cellulare.

Nei vasi di fiori che diventano secchi, e tu. Lì dentro. Le mani contro il cristallo spingono per provare che la restistenza esiste.
Voglio comprare due pesci rossi. Ma puzzano

martedì 26 gennaio 2010

Zia Congetta

Stanno arrivando i genitori della coinquilina. La madre è una di quelle che la prima volta che venne si mise ad elargirci consigli su dove tenere il cestino delle spezie e ogni quanto sarebbe accettabile buttare la spazzatura.
La figlia lo sa, e alle undici del mattino è già in cucina che spolvera e passa lo straccio.
Io, in pigiama e ancora col sonno negli occhi, sarò costretta a salutare. E una delle cose che odio di più al mondo è salutare. Soprattutto una che mi viene a dire dove sarebbe meglio che tenessi le cipolle nel frigo.
Io sono dell'idea che in una casa in cui si convive, bisognerebbe avere il buon senso di non portare mai e poi mai i rispettivi genitori, soprattutto quando se ne hanno un paio così.
Ma fuggire ormai non si può più.
Proprio oggi che mi ero decisa a concludere qualcosa.
Il mondo intero sta tramando contro le mie buone intenzioni, e ogni scusa è buona per perdere l'equilibrio.

lunedì 25 gennaio 2010

neverending story

Una chiave sul marciapiede che tintinna. La raccogli e ti accorgi che era tutto quello che cercavi. Era bastato guardare in basso come non facevi mai.
Cerchi di ristrutturare un'immagine di cui ti sei sempre curata troppo, ma ormai è tardi, di nuovo tardissimo. Ti strapperesti gli occhi dalla faccia se potessi. Masticheresti la lingua se solo ne avessi il coraggio. Vorresti tagliarti per caso? Non c'è un taglierino nemmeno a pagarlo oro.
Ti sei strappata via pure i piercing come fosse una rivoluzione, ma non è servito.
Vorresti essere un uomo per andare a puttane e sputare per terra, senza ricordarti che da donna queste cose le hai fatte tutte. Le mani ti tremano, ché c'è un passato in cui ti vorresti gettare cancellando tutte le fatiche, e lo sai che ti basterebbe fare una telefonata. Allora prendi il telefono, esiti, piangi lacrimoni da bambina e fai il numero della pizza a domicilio. Vorresti dire due parole a Freud sul desiderio di morte.

martedì 17 novembre 2009

Mi guardo allo specchio e mi accorgo che l'unico modo per smettere di pensare che ho fallito ancora è vivermi il fallimento. Il timore di accogliere gli errori mi spinge inevitabilmente a commetterne di nuovi, e a chiudere gli occhi davanti agli specchi.
Si parla di madri, e dell'importanza del rapporto che il bambino instaura con la figura d'appartenenza. Fra le righe trovo risposte, mi guardo intorno e cerco di capire se non sono la sola.
Scaccio i temporali dalla testa liberando raffiche di vento che non sembrano smuovere nemmeno la nuvola più leggera. Faccio tutto il possibile, mi vesto di buoni propositi, mi affaccio alla strada giusta ma poi mi blocco. Piano, senza fretta, compio i miei passi all'indietro, senza paura perché la strada sbagliata la conosco fintroppo bene.
Invidia, sufficienza, ammirazione, abbandono, dovere, conflitto, paura, condivisione.

Soffoco.

giovedì 12 novembre 2009

"Si tenevano le mani. Lei s’era tolta i guanti; uno di questi, rovesciato, posato sulle ginocchia, aveva la forma di un cuore con l’aorta tagliata.
«Guarda il mio cuore sulle tue ginocchia» disse Jim."

Jules e Jim - Henri-Pierre Roché

sabato 24 ottobre 2009

lo so benissimo che è così che si vive. che le giornate inevitabilmente sono piene di doveri, incombenze e sacrifici. so bene che il piacere arriva per ultimo nelle vite della gente normale. devo arrendermi al dovere, agli impegni. devo arrendermi a un mondo che inevitabilmente non si preoccuperà mai troppo per me, anzi nulla. dopotutto il mio strizzacervelli è stato chiaro: accettalo; fallo entrare in quella testa che se non importa a te non importa a nessuno.
sento un sacco di mancanze stasera. mi aggiro per la casa vuotissima, e buia. mi trucco. piango e guardo la matita colarmi sulle guance. avrei voglia di sporcarmi come facevo qualche tempo fa. solo che ho smesso di essere cattiva. e la matita nera non la uso più da tempo ormai. non mi riconosco. o meglio, mi riconosco benissimo e mi fa paura.
m'infilo gli stivali e ripenso a quanto è lontano quel nomignolo pericoloso che mi avevano appiccicato. realizzo che siamo tanti sotto la pelle. mi lecco il rossetto sulle labbra e esco. per strada ho paura. avevo dimenticato gli sguardi della gente e non riesco più a tenere testa ai cattivi sui cigli delle strade. mi vedo soccombere sotto un pericolo dal quale poco tempo fa sarei riuscita abilmente a cavarmi. poi mi fermo e penso che sì, io così mi preferisco. mi accorgo di continuare a versare un sacco di lacrime, ecco cos'erano quei punti interrogativi sulle facce della gente. devo sembrare proprio matta vista dall'esterno. bestemmio e giro i tacchi. ho ancora un sacco di cose con cui misurarmi

Silence is sexy

Confido nel silenzio assoluto.
E questa.

mercoledì 14 ottobre 2009

son cose

Quell'esserino meraviglioso che si chiama Pistrilliti ha una cosa per le mani.
E' una cosa bella, che sarebbe anche la prima volta per lui. E così vorrebbe farla bene. vorrebbe potersi muovere in argomenti che conosce. però scendere a compromessi è quasi impossibile quando entra in gioco la sua dimensione. Così un pò è nervoso, un pò silenzioso, spesso serio. Io gli porto spremute d'arancia e qualche lacrima in boccetta. Così, giusto perché quando scende la temperatura il mio umore segue i gradi e va giù.
Però insomma io vorrei spiegargli che anche la paura in questi casi è sana. che un pò di strizza ti sveglia e ti mette voglia di fare. che io, da spettatore, non vedo l'ora di tuffarmi in quelle pagine. che magari non ci capirò niente ma la sua creatività è meravigliosa. ed è raro che la creatività mi scaldi e mi renda felice. avevo imparato ad accontentarmi di doppi sensi in bianco e nero, di sfondi amari, e pensavo che probabilmente il massimo fosse quello. e invece il massimo è riuscire a far piegare le labbra all'insù, ma è la cosa più difficile.
E se è pur vero che ogni scimmia agli occhi di sua madre è una gazzella, e negarlo sarebbe ipocrita, con assoluta sicurezza posso affermare che non è il caso questo. Probabilmente la fiducia e la certezza che ogni suo lavoro sarà magnifico, quello sì, quello è di parte.
Però prima d'innamorarmi di lui mi sono innamorata delle sue rivisitazioni ciccione e dei gatti spelacchiati e del pelo del suo lupo. e allora ben vengano i pensieri e i tentativi falliti e gli scazzi. e troppi ce ne saranno. io resto lì, a camminare con lui, a gioire dei successi e piangere sui fallimenti.



insomma ne sono fiera e orgogliosa.
e qualche volta mi vanto, ecco.

martedì 13 ottobre 2009

dicono che a quarant'anni mi guarderò adesso e proverò tenerezza.

aspetto che mi vengano a salvare. tanto da sola è sempre la stessa storia.


fanculo.




[gira gira da noi stessi non si scappa. se vedi solo ombre per gran parte della vita gli occhi fanno una fatica inimmaginabile ad abituarsi a guardare il sole. tanto lo so che passa. io circoscrivo, almeno ci provo].


vorrei avere quarant'anni adesso.